Category : News

Home/Archivi per Categoria "News"

Piazza Editoriale: archivi e creazione di nuove campagne di acquisto contenuti

Procediamo nell’illustrazione delle principali funzionalità del nostro marketplace editoriale. Nel post di qualche giorno fa abbiamo percorso i primi passi nella ‘Piazza’. Ora concludiamo vedendo come editori e brand possono controllare l’archivio degli articoli acquistati, spiegando le modalità di creazione di una campagna tematica di acquisto contenuti per una strategia di content marketing o per un progetto editoriale, per poi concludere con uno sguardo all’archivio delle campagne lanciate nella Piazza Editoriale.

4. Archivio articoli acquistati

Per vedere la lista di tutti gli articoli acquistati, cliccare sulla specifica voce nel menù principale, sotto ‘Piazza Editoriale’.

5. Creazione nuove campagne di acquisto contenuti

Nel menù principale, a sinistra della dashboard (bacheca), posizionare il cursore sulla voce ‘Le mie campagne’, si aprirà un sotto-menù, cliccare su ‘Aggiungi nuova’ per creare una campagna tematica. Una volta aperta la pagina, compilare tutti i campi obbligatori e facoltativi (es. lanci social degli articoli), indicando anche il prezzo dei singoli contenuti. Quindi cliccare su ‘Pubblica’ e successivamente su ‘Invia alla Piazza Editoriale’. Tutti gli autori che popolano la Piazza Editoriale potranno così leggere descrizione e requisiti ed eventualmente partecipare.

7. Archivio campagne

Per vedere l’elenco e le caratteristiche di tutte le campagne lanciate nella Piazza Editoriale, cliccare sulla voce ‘Le mie campagne’.

Leggi tutto

DaoSquare lancia la Piazza Editoriale 2.0: piccolo universo creativo, grande risorsa per editori e brand

E’ online già dal 2014, va sottolineato. Il marketplace dei contenuti, ovvero la Piazza Editoriale firmata DaoSquare, si colloca dunque fra i primi in Italia, primo e unico invece per Pisa e la Toscana. Ora c’è la nuova release, ottimizzata e arricchita di importanti funzionalità, oltre che rivisitata in chiave responsive pmarket_placeer rendere piacevole e fluida l’esperienza utente da qualsiasi dispositivo.

Si configura come una vero e proprio mercato editoriale digitale, in cui i professionistidell’informazione hanno l’opportunità di mettere in vendita i propri lavori (articoli giornalistici, inchieste, reportage e fotoreportage, photogallery, comics, disegni, e-books, guide, ecc.), da piattaforma DaoNews, e brand o editori possono acquistare tutti i contenuti di cui hanno bisogno per rendere più interessanti e visibili i propri siti attraverso il content marketing o arricchire qualsiasi altro prodotto editoriale.

Seppur virtuale, parliamo di una vetrina a tutti gli effetti: c’è chi espone e c’è chi guarda, valuta e, se quel che vede lo convince, compra. Ma non è tutto, il bello è che vi è la possibilità di ‘ordinare’ anche quel che non è esposto. L’incontro tra domanda e offerta, infatti, può concretizzarsi attraverso due modalità: vendita libera di contenuti (prezzo fissato dall’autore), oppure campagne tematiche lanciate da marchi, testate giornalistiche e simili (prezzo fissato dal creatore della campagna), alle quali i content producer possono aderire accettando tutti i requisiti specificati dal committente.

Si tratta, a bene vedere, di un sistema che tende a valorizzare al massimo le opere dell’ingegno. Gli autori - sottolinea Sara Tinghi, co-founder e Product Manager DaoNews - incassano il 100% del prezzo stabilito, mentre il ritorno economico per noi si concretizza negli accordi con gli acquirenti”.

Ma anche per chi compra il marketplace rappresenta, per ampiezza di competenze e varietà di offerta al suo interno, una grande risorsa: “Che ad affacciarsi sulla nostra Piazza Editoriale sia un imprenditore che voglia aumentare, scommettendo sul content marketing, la propria riconoscibilità e visibilità in rete, e non solo, o un editore che intenda semplicemente allargare, virtualmente, la ‘propria’ redazione e, con essa, l’orizzonte delle tematiche trattate, c’è una proposta davvero ricca ad attenderlo”, chiosa Marco Melis, co-founder e CEO dell’azienda, oltre che ideatore della Piazza Editoriale.

In definitiva, la Piazza Editoriale è il ‘luogo’ deputato a far incontrare proficuamente offerta e domanda di contenuti: da un lato, giornalisti, freelance, blogger, fotografi, web designer e copywriter, che non desiderano altro se non vedere apprezzati, valorizzati e remunerati i propri sforzi creativi; dall’altro, le aziende, che hanno sempre maggiore necessità di assicurarsi contenuti di valore, e a un prezzo competitivo.

 

Leggi tutto

Blogmeter introduce in Italia Facebook topic data

Blogmeter integra i dati anonimi e aggregati di Facebook topic data nella piattaforma proprietaria Blogmeter Social Listening, grazie alla partnership con DataSift, società specializzata in Human Data Intelligence.

Con questa collaborazione, Blogmeter offre ai propri clienti l’accesso in real-time ai temi di discussione e alle interazioni generate da più di 1,6 miliardi di utenti attivi mensilmente su Facebook. Ciò consente di ottenere informazioni su specifici temi, attività, eventi e marchi, che gli utenti condividono sul social, garantendo al tempo stesso la loro privacy. I brand potranno così accedere a insight di Facebook ancora più dettagliati, con ovvi benefici per una migliore comprensione delle loro audience e conoscenza dei temi più ‘caldi’.

Più nello specifico, gli utilizzatori possono contare su dati specifici di natura demografica (età, genere, location), volumi completi di engagement (come post, commenti, like, condivisioni, tag non solo relativi ai post pubblicati sulle pagine aziendali) e un’analisi approfondita delle tematiche. In virtù di questi nuovi elementi di valutazione, le aziende potranno prendere decisioni più efficaci in merito alle campagne di marketing, migliorare i prodotti, spingere sulla brand awareness e curare la brand reputation.

“E’ un grande piacere per noi annunciare la partnership con DataSift, grazie alla quale Blogmeter si attesta tra le prima società di social media intelligence in Italia a offrire Facebook topic data” dice Sacha Monotti Graziadei, CEO di Blogmeter. “Con Facebook topic data, i nostri clienti avranno a loro completa disposizione informazioni socio-demografiche sul target di riferimento, colmando in questo modo uno dei principali gap del mondo della social media intelligence su Facebook.”

“In DataSift, il nostro obiettivo è quello di offrire alle società la possibilità di ottenere insight rilevanti e di business estrapolati dall’enorme quantità di dati disponibili”, dice Tim Barker, CEO DataSift. “Facebook topic data permette alle società di conoscere in maniera approfondita ciò che le persone condividono e ciò che le ingaggia, garantendo al tempo stesso la loro privacy. Siamo felici che Blogmeter sia diventato nostro partner, potendo quindi offrire ai propri clienti un’intelligence più accurata sul mercato, sui brand e su molto altro.”

Leggi tutto

La rivoluzione del native advertising in un libro

E’ uscito “Native Advertising – la nuova pubblicità: amplificare e monetizzare i contenuti online”, il libro di Claudio Vaccaro edito da Hoepli. Il testo analizza la grande rivoluzione che sta cambiando l’advertising online classico trasformandolo in pubblicità ‘nativa’, ovvero incentrata su contenuti rilevanti per l’utente perfettamente integrati nel contesto in cui sono inseriti.

Col supporto di dati di mercato, best practice, case history e interviste, il libro consente a investitori pubblicitari, editori, agenzie e professionisti di meglio comprendere e usare efficacemente questi nuovi strumenti promozionali, per i quali gli analisti prevedono investimenti pari a 20 miliardi di dollari nel 2018.

L’autore, che è anche CEO di BizUp e UpStory – realtà che in pochi anni hanno conquistato un ruolo di primo piano, con più di 200 brand gestiti (tra i quali BNL, Mediaset, Henkel, Wind, Lottomatica, Coop, Zalando) – espone tutti i vantaggi dei formati Native Advertising, spiegando in che modo vadano ‘maneggiati’ per distribuire i contenuti branded su siti web di terze parti, ovvero attraverso scelte coerenti con il contesto editoriale e nel rispetto della user experience offerta dalla piattaforma ospitante.

L’esperienza utente rapportata alla fruizione dei contenuti nativi è centrale in tutto il volume. Da essa discende infatti la necessità per gli addetti ai lavori di passare dal concetto di impression a quello di attenzione per valutare il successo di una campagna di advertising: la capacità di generare engagement nell’utente è diventata infatti la misura essenziale della rispondenza dei risultati alle aspettative.

Questa pubblicazione ha il merito di mostrare in modo pratico le strategie e le tecniche per pianificare, attuare e misurare una campagna di Native Advertising evidenziando i kpi (indicatori chiave di prestazione) che ogni advertiser dovrebbe tenere in considerazione prima di attuare questa nuova forma promozionale.

Comprendere la trasformazione in corso vuol dire regalarsi una gigantesca opportunità, quella di catturare l’attenzione del proprio pubblico di riferimento in maniera certamente più efficace e meno invasiva rispetto alla tradizionale pubblicità online.

Il testo è disponibile sia in formato cartaceo che elettronico e può essere acquistato nelle librerie e su Amazon.

Leggi tutto

Indagine retail: la tecnologia cambia i comportamenti di consumo

Un’indagine ha analizzato il settore retail globale, alla luce delle nuove tecnologie e delle sfide che esse pongono alle aziende, in virtù dei cambiamenti nei comportamenti di consumo.

Sono stati coinvolti 148 CEO del settore Retail provenienti da 48 paesi e 210 CEO del settore Consumer Goods di 61 paesi. A condurre lo studio PwC , società internazionale di alta consulenza.

Tra il 2000 e il 2015, Internet ha avuto uno sviluppo travolgente, quasi 7 volte più accessibile nel mondo, dal 6% al 43% della popolazione in 15 anni. La banda larga per i dispositivi mobili è 12 volte più estesa rispetto al 2007 e attualmente il 69% della popolazione del globo è raggiunta dalla rete 3G. Questi cambiamenti non possono non influire su abitudini e psicologia dei consumatori.

Il fattore più dirompente per l’industria, secondo la ricerca, è stato e rimane lo shopping on-line. I clienti si servono del web non solo in fase di ricerca, ma anche per la comparazione prezzi e l’acquisto del prodotto. Non stupisce, quindi, che i clienti stessi pretendano siti e servizi sempre più user friendly e che il 77% dei CEO del settore Retail e il 73% di quelli del settore Consumer Goods abbiano risposto di guardare con preoccupazione ad alcuni dei cambiamenti in atto portati dallo sviluppo tecnologico.

Nonostante queste apprensioni, dovute per lo più alla difficoltà di governare e indirizzare certi processi, spesso tanto complessi quanto repentini, c’è ottimismo per i risultati a breve termine: il 45% dei CEO del Retail e il 40% di quelli del Consumer Goods sono certi che il fatturato della loro impresa crescerà nei prossimi 12 mesi, rispetto al 35% complessivo. In linea con questo trend positivo, il 45% crede che ci siano più opportunità di crescita oggi rispetto al 2013.

I decisori aziendali tengono molto più in conto di qualche tempo fa le esigenze degli stakeholder globali. I clienti restano la priorità, e le relazioni con loro stanno evolvendo insieme alle innovazioni tecnologiche e ai cambiamenti demografici ed economici, molto interdipendenti tra loro. L’aumentata attenzione ai temi sociali, etici e ambientali, inoltre, crea maggiori pressioni e responsabilità per le aziende. E il 58% dei CEO Retail e il 67% dei CEO Consumer Goods sono d’accordo sul fatto che la responsabilità sociale dell’impresa avrà un ruolo centrale nelle strategie dei prossimi 5 anni.

Gli strumenti di monitoraggio dei social media sono e saranno fondamentali per conoscere il sentiment degli stakeholder: oltre il 30% degli interpellati ritiene che sia così. Altre tecnologie ritenute utili per rispondere alle esigenze del consumatore sono l’analisi dei dati (70% Retail, 64% Consumer Goods) ed i sistemi di customer relationship management (71% Retail, 69% Consumer Goods).

 

Leggi tutto

Produrre i contenuti che i clienti vogliono: ecco come

Chi naviga sul web cerca contenuti interessanti. E le aziende, per stare al meglio sul mercato, non possono più fare a meno di cercare modi sempre nuovi per creare i contenuti che i ‘naviganti’ (clienti e prospect) vogliono.
Il primo passo per le imprese è conoscere bene la propria clientela, acquisita e potenziale, al fine di offrire informazioni e messaggi il più possibile in linea con le diverse preferenze e inclinazioni al suo interno.
Qui di seguito parliamo di alcuni degli aspetti su cui è utile lavorare nel mettere a punto le strategie di gestione dei contenuti.

Conoscere e tentare di risolvere le difficoltà del cliente

Segmentare i clienti e identificare i problemi con cui fanno i conti quotidianamente. Considerare le situazioni in cui si trovano e quali di esse creano le maggiori difficoltà. Dopodiché creare una strategia di contenuti che affronti tutte o almeno parte delle questioni individuate.

Da qui, è possibile esplorare sotto-sfide e questioni connesse per creare i diversi post. Se questi aiutano a superare qualche ostacolo o a semplificare la vita dei clienti, diventano uno strumento molto potente per fidelizzare i vecchi e acquisirne di nuovi.

Stabilita la linea editoriale, è anche più facile concentrarsi su stile, tono e strumenti comunicativi. Qual è il modo più semplice ed efficace per condividere le informazioni? E’ la domanda da porsi e a cui tentare di rispondere.

Un’infografica, ad esempio, è perfetta per offrire dati ‘pesanti’ in una veste ‘leggera’ e visivamente piacevole. E ci sono tool in rete che facilitano molto le cose a chi non è un grafico professionista, come Canva, ad esempio.

Un video o un podcast possono rappresentare, invece, la scelta migliore quando l’intento è quello di spiegare o raccontare qualcosa in maniera immediata o coinvolgente.

La personalizzazione: pro e contro

Le aziende più consapevoli dell’importanza di personalizzare i contenuti sono anche quelle che stanno raccogliendo i frutti migliori: una esperienza ‘su misura’ per il cliente/utente si traduce, quasi sempre, in maggiore consapevolezza del marchio e fedeltà, quindi più vendite.

Una comunicazione personalizzata è, dunque, spesso apprezzata da chi ne è il destinatario. Ma la nuova tendenza fa discutere. Si tratta, infatti di una estremizzazione, fuori luogo secondo molti. E consiste nel prendere foto dalle pagine social dei clienti per ‘profilare’ al massimo i contenuti dei brand.

Un post di questo genere senza dubbio cattura l’attenzione, ma genera sentimenti contrastanti. Se ad alcuni certe attenzioni non creano problemi, anzi offrono gratificazione, non sono pochi coloro che considerano questo approccio del tutto arbitrario e lesivo della privacy. Il consiglio è di andarci cauti…

Contenuti evergreen

Alcuni contenuti superano la prova del tempo, restano cioè sempre utili per chi vi s’imbatte, sempreverdi appunto. Magari può essere necessario aggiornarli o adeguarli di tanto in tanto, anche in base ai cambiamenti o le tendenze dello specifico settore, ma non cambia la sostanza.

I clienti apprezzano i siti aziendali che propongono informazioni ‘senza tempo’. Al limite, per ‘svecchiarli’ un po’, si può decidere di cambiarne a un certo momento lo stile o la forma.

Ecco un elenco delle forme più comuni di contenuti, tra cui scegliere per riproporre gli evergreen in vesti diverse:

Citazioni social media
Blog post
Checklist
Infografiche
Podcast
Video e webinar
White paper

Avendo ben chiare le preferenze del pubblico e il tipo di contenuto da condividere, sarà più facile individuare il formato migliore.

E’ più importante la qualità o la quantità dei contenuti?

Altro quesito molto gettonato tra le aziende: privilegiare la qualità o la quantità. La prima è fondamentale, ma la seconda non va assolutamente trascurata: ecco la risposta.

Creare contenuti di qualità è un compito impegnativo di per sé. Farlo su base regolare è anche più arduo. Trovare il tempo per scrivere così tanto, o reperire i fondi per assumere qualcun altro che lo faccia per noi, può essere scoraggiante. Ma esistono, per fortuna, siti specifici che possono aiutare a generare idee e argomenti interessanti di cui scrivere. E’ anche utile visitare altri siti o blog del proprio settore e vedere cosa propongono.

Un contenuto esistente, infatti, può essere riproposto in altre forme. E’ possibile, ad esempio, riutilizzare i dati contenuti in un testo e riproporli mediante un’infografica. Ogni tanto copiare si può, ma farlo in maniera creativa è più elegante…

 

Leggi tutto

Alcuni passi per aumentare la riconoscibilità del marchio

Roma non è stata costruita in un giorno, pare. E la riconoscibilità del marchio, o brand awareness per i più anglofili, non è roba da una notte. E’ un obiettivo a medio-lungo termine che chi fa impresa dovrebbe però coltivare quotidianamente. Avere un marchio non è di alcuna utilità, se non lo conosce nessuno. Questo è pacifico.
Ma aumentare l’awareness, non significa solo fare pubblicità, richiede l’attuazione di strategie appropriate e articolate per un tempo stabilito. Ecco 6 strumenti che possono essere utili alla causa.

1. I cari, vecchi biglietti da visita
Gli intramontabili. Possono apparire obsoleti in un mondo che va veloce. Ma continuano a svolgere un ruolo molto importante per la costruzione dell’immagine e riconoscibilità aziendale. Sono certamente funzionali allo scopo, con l’indubbio vantaggio di essere pronti all’uso e a buon mercato.

Occhio però a non trascurarne l’aspetto grafico: è vero che servono a scambiarsi i dettagli di contatto, ma creano anche la prima impressione su un’attività. Se sono curati e piacevoli, assicurano un impatto migliore e aiutano a rimanere nei ricordi di chi li riceve. Contribuiscono a rendere credibile e legittimare la marca.

2. Provare il potere dei Social
I social media sono ormai parte integrante della vita quotidiana delle persone. Attività, acquisti e opinioni sono condivisi continuamente. E ogni volta che qualcuno parla di un prodotto sta indirettamente aumentando la fama di un brand. Individuando le piattaforme appropriate e attuando le strategie giuste, le aziende possono ottenere grandi benefici dall’essere attive sui social: hanno la possibilità di raggiungere la massa, ma anche indirizzare le loro azioni su target molto specifici. I profili social degli utenti raggiungono un livello di dettaglio che nessuna ricerca di marketing è neanche lontanamente in grado di restituire.

3. Utilizzare i programmi di referral
Si tratta in pratica di un’evoluzione del passaparola, che rappresenta di base un potentissimo strumento di marketing, forse ancora il più efficace. Se poi a parlar bene si ottiene pure qualche vantaggio, diventa davvero uno dei metodi più veloci a disposizione di che voglia aumentare la brand awereness. I clienti sono sempre ben disposti a parlar bene, soprattutto se c’è un buon motivo per farlo. E’ ovvio che questi programmi funzionano a che il prodotto o il servizio siano validi.

Un caso esemplare in tal senso è Dropbox, l’applicazione di archiviazione e condivisione di file on-line, che offre 500 MB di spazio aggiuntivo (fino a 16GB di spazio) ai clienti che facciano iscrivere attraverso un invito altri utenti. Questo programma ha svolto, soprattutto all’inizio, un ruolo fondamentale per l’azienda: ha aiutato il marchio a ottenere popolarità senza grossi investimenti pubblicitari.

4. Creare infografiche
Le infografiche rendono in modo chiaro e colorato informazioni e dati. Non costano molto e sono un ottimo strumento di content marketing, quindi utilissime per la brand awareness.  Condivise e diffuse in lungo e in largo in rete aiutano ad aumentare il traffico sul sito web aziendale. Google, nel 2013, ha registrato più di 67.000 ricerche al mese per il termine ‘infografica’.

5. Raccontarsi al proprio ‘pubblico’
Raccontare storie, il famoso storytelling, è uno dei modi più potenti per stimolare il cervello umano. Le storie possono essere proposte nei modi – blog, pagine dedicate, sezioni e anche la pagina “Chi siamo” del sito web – e con i mezzi più diversi – testi, immagini, video, infografiche, audio, ecc.  Invece di perdere tempo a descrivere nei minimi particolari un prodotto, è possibile ricostruire la storia del marchio coinvolgendo e incuriosendo clienti e prospect.

6. LinkedIn Pulse
Anche Linkedin è un social, è quello professionale per eccellenza. Ne parliamo a parte per questa sua peculiarità, ma soprattutto perché, da un po’ di tempo, mette a disposizione degli utenti uno strumento che si chiama Linkedin Pulse. Si tratta di un vero e proprio blog a disposizione degli utenti per la pubblicazione di post sul social. In un canale dedicato al business e alle professioni, si tratta di un’opzione davvero interessante, in quanto consente di farsi conoscere e apprezzare da una platea molto qualificata e, auspicabilmente, interessata.

 

Leggi tutto

Un summit per parlare di sicurezza nell’eCommerce

E’ in programma il 17 marzo prossimo, presso l’Atahotel Expo Fiera di Milano, il convegno “Le sfide della sicurezza nell’e-commerce”.

Sarà l’occasione per fare il punto sui livelli di sicurezza delle transazioni online e la protezione dei dati personali, che sono tra le principali preoccupazioni di chi fa acquisti in rete, e soprattutto di chi non si fida di farne. Per stimolare lo sviluppo dell’eCommerce nel nostro Paese è fondamentale innalzare il livello di sicurezza dell’intero sistema. Per raggiungere quest’obiettivo è necessaria non solo una maggior sicurezza dei siti web e dei sistemi di pagamento, ma anche creare tra gli utenti, da una parte, fiducia, e, dall’altra, maggiore consapevolezza sui rischi e sulla necessità di utilizzare in modo responsabile le nuove tecnologie.

Saranno diversi gli esperti presenti e porteranno, ognuno per la parte di sua competenza, contributi importanti per capire qual è lo stato dell’arte e cosa ci riserva il futuro, più o meno immediato.

Ecco un elenco dei relatori e delle tematiche che tratteranno:
Roberto Liscia, presidente Netcomm, che presenterà il contesto e-commerce in Italia e l’interesse per la sicurezza che ha portato alla partnership con Clusit
Gabriele Faggioli, giurista e presidente Clusit, che interverrà sul tema della protezione dei dati dei consumatori
Alessandro Bocca, Head of online payments Banca Sella, che interverrà sulla sicurezza delle transazioni
Angelo Ghigliano, Country Director eDreams OdigeO Italy, che apporterà la propria esperienza di storico operatore nel settore dei viaggi online, continuamente confrontato col tema della sicurezza nell’e-commerce
Marco Pierani, Responsabile Relazioni Esterne Istituzionali Altroconsumo, che contribuirà al dibattito con il punto di vista dei consumatori

Modera:
Enrico Pagliarini, giornalista Radio24

 

[Nella foto, Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano]

Leggi tutto

Facebook: Instant Articles è disponibile per tutti gli editori

Ci siamo. Dal 12 aprile Istant Articles apre a tutti gli editori, di qualsiasi dimensione e in tutto il mondo.
Fino ad oggi, lo strumento ideato per leggere gli articoli direttamente su Facebook, senza quindi attendere l’apertura di pagine esterne, era a disposizione soltanto di un centinaio di editori sparsi per il globo, che lo hanno testato anche per migliorarlo ulteriormente.

Istant Articles è nato per risolvere il problema dei tempi di caricamento delle pagine di giornale, principalmente sui dispositivi mobili. Questi, peraltro, hanno anche ormai superato il desktop per la fruizione di contenuti Internet. Per cui gli editori, a maggior ragione nelle zone dove ci sono limiti di connettività, sono molto sensibili alla questione. Con queste esigenze chiare in mente, gli sviluppatori hanno lavorato sin dal principio per garantire a tutti il servizio.

Migliorare l’esperienza complessiva di lettura degli utenti è fondamentale sul web, dunque, oltre che sull’eliminazione dei tempi d’attesa, a Palo Alto hanno lavorato molto sull’aspetto e la pulizia grafica dei contenuti, in modo da renderli più piacevoli e ovviamente adatti alla fruizione da mobile (responsive). Alle testate resta, in ogni caso, il pieno controllo sul look delle notizie, così come sui dati e gli annunci pubblicitari.

In particolare, riguardo all’adv, gli editori hanno la possibilità di vendere i propri annunci autonomamente e tenere il 100% delle entrate, tracciando i dati relativi agli annunci pubblicati attraverso la sezione “Insight” di Instant Articles, oppure monetizzare col supporto di Facebook Public, una sorta di agenzia, interna al Social, per la raccolta della pubblicità. In alternativa, possono continuare ad utilizzare i sistemi di analytics esistenti o affidarsi a servizi di terze parti.

Coloro che materialmente si serviranno di Instant Articles, verosimilmente giornalisti e content producer, avranno accesso a una ricca suite di strumenti multimediali per creare storie interattive e dinamiche, alle quali il lettore potrà accedere senza fastidiosi tempi di caricamento. L’obiettivo è quello di collegare le persone a storie, messaggi, video o foto nella maniera più piacevole e coinvolgente possibile.

Chi di storie e notizie vive difficilmente può ignorare tutto questo. Per farsi un’idea più precisa, basta visitare la pagina dedicata, ed eventualmente la documentazione per i requisiti tecnici.

Leggi tutto

Le principali tendenze del digital marketing nel 2016

Il marketing online è complesso e volatile. E per questo anche molto stimolante per chi se ne occupa. Periodicamente, che sia per l’avvento di un nuovo software o hardware, di un’impresa innovativa o nuove preferenze degli utenti, c’è sempre un fattore che genera cambiamenti, talvolta anche radicali. Questi possono essere recepiti o meno nelle strategie digital aziendali, ma difficilmente possono essere ignorati.

Anche perché fare proprio uno strumento efficace prima di un concorrente diretto significa crearsi un bel vantaggio competitivo. Allora ecco i top trend 2016 del digital marketing, secondo i maggiori esperti in materia.

1. Gli annunci pubblicitari in video inizieranno davvero a dominare. Non è certo una novità per i canali social. Ma quest’anno anche Google ha deciso di aprire alle pubblicità video, testandone l’apparizione nei suoi risultati di ricerca (SERP video advertising). E’ un segno che gli utenti stanno diventando sempre più ricettivi a questo tipo di messaggi. Ed essendo YouTube di proprietà di Google, le possibilità si fanno virtualmente illimitate.

2. L’indicizzazione delle app porterà ad un’esplosione delle stesse. Google ha offerto l’indicizzazione per le app per un po’ di tempo, ma siccome è complicato per le applicazioni salire nel ranking dei risultati di ricerca, quest’opportunità non è stata sfruttata fino in fondo dai brand. Il 2016 dovrebbe essere l’anno in cui molti operatori economici si renderanno conto dei benefici di una buona visibilità on-line di una applicazione dedicata. Un sito mobile ottimizzato fa miracoli, è vero, ma ben presto le app inizieranno a sostituirli, perché offrono le stesse funzionalità, col vantaggio però di essere più intuitive per l’utente. Il cambiamento non avverrà in un giorno, ma in breve tempo assisteremo a fatti rilevanti.

3. Il Mobile ‘staccherà’ nettamente il desktop. Già nel 2015 questo trend si è manifestato con forza: non solo Google ha annunciato che il traffico da cellulare ha superato il traffico da pc in 10 Paesi diversi, ma è stato anche l’anno in cui il gigante di Moutain View ha rilasciato l’aggiornamento dell’algoritmo “Mobilegeddon“, concepito per eliminare gradualmente dai risultati di ricerca i siti non ottimizzati per i dispositivi mobili.

4. L’avvento dei digital assistant porterà ad un nuovo tipo di ottimizzazione. Il  SEO (Search Engine Optimization) e il pay-per-click (PPC) per la pubblicità sono due strategie altamente popolari per ottenere più visitatori sul proprio sito. Ma l’avvento degli assistenti digitali sta per portare ad un nuovo tipo di ottimizzazione. Strumenti come Siri e Cortana, veri e propri assistenti personali digitali, stanno prendendo piede. La chiave è dunque quella di assicurarsi che le info aziendali siano facilmente accessibile ad essi, piuttosto che cercare di indirizzare il navigatore al proprio sito specifico.

5. La realtà virtuale emergerà. Ci sono diversi dispositivi per la realtà virtuale pronti al lancio, alcuni dei quali sono dedicati ad applicazioni specifiche come i videogiochi, altri invece sono concepiti per un uso più generale. Oculus Rift, ad esempio, probabilmente il dispositivo VR più pubblicizzato, che dovrebbe essere rilasciato nel primo trimestre del 2016, introdurrà un nuovo sistema di pubblicità online, con l’integrazione delle piattaforme social più popolari, i canali video e anche forme di messaggistica diretta.

6. La tecnologia indossabile e l’Internet of Things (IoT) apriranno nuovi scenari. Anche se non al livello della realtà virtuale, i dispositivi indossabili “intelligenti” dovrebbero iniziare a guadagnare terreno. Il 2015 ha visto il lancio dell’ Apple Watch, un orologio smart di prima generazione, ma ai nastri di partenza ci sono dispositivi ancor più potenti, in grado di confondere i confini tra marketing “on-line” e marketing “reale”.

La pubblicità diventerà più costosa. La concorrenza nel mondo del marketing online è aumentata sensibilmente nel corso degli ultimi anni. Il 2016 segnerà uno step ulteriore in tal senso. E come le leggi fondamentali dell’economia suggeriscono, un aumento della domanda è spesso accompagnato da una salita dei prezzi.

Non c’è alcuna garanzia sul quando e come queste tendenze si manifesteranno concretamente durante l’anno, molto dipenderà dalle scelte del consumatore, ma vale la pena per i protagonisti del mercato e per i responsabili delle strategie di marketing farsi trovare pronti, prima possibile, su almeno due o tre delle tecnologie emergenti.

Leggi tutto